Il senso del nome
Breccia è un parola del linguaggio militare impiegata dalla Scrittura per indicare l'apertura delle mura a seguito di un'azione intraprendente. È impiegata per descrivere l'irruzione all'interno delle cinte murarie al fine di penetrarne le difese in vista della resa (Geremia 39,2). Talvolta è usata per illustrare l'azione di Dio verso i suoi figli (Giobbe 16,14). In senso negativo, è usata dai profeti per mettere in guardia il popolo dal farsi conquistare da pratiche idolatriche (Isaia 30,13). Esse iniziano sempre in modo non vistoso, per poi tendere ad estendere la loro influenza malvagia e rovinare la vita intera. Ovviamente, Breccia di Roma si rifà al senso biblico di apertura di una porta per l'annuncio dell'evangelo (Colossesi 4,3).
Breccia è una parola che appartiene alla memoria storica della nazione italiana. Il XX settembre 1870, i bersaglieri dell'esercito italiano furono protagonisti della Breccia di Porta Pia che sancì il ridimensionamento territoriale dello stato pontificio. Simbolicamente, la memoria della Breccia di Porta Pia richiama la denuncia del potere temporale delle chiese e l'impegno per un Paese libero e plurale.
Da breccia a breccia
Nel 1870, il 20 settembre di centocinquant’anni fa, la Breccia di Porta Pia portò alla liberazione di Roma da un potere religioso che voleva anche essere politico. Gesù Cristo (nel vangelo di Matteo 22,21) aveva insegnato a distinguere ciò che è di Dio (l’autorità religiosa) da ciò che è di Cesare (l’autorità politica), ma a Roma i due aspetti si erano sovrapposti con effetti molto negativi. Dalla Breccia di Porta Pia in poi, Roma è diventata una città più libera (e anche la capitale d’Italia).
Da quella “breccia” entrarono anche le Bibbie in lingua italiana. Finalmente, la Bibbia poté essere distribuita liberamente ai romani. Una delle contraddizioni di Roma era che, pur essendo conosciuta in tutto il mondo come una città molto religiosa, la Bibbia in italiano era vietata. Gli italiani non potevano avere accesso diretto e libero alla Parola di Dio. Da allora la Bibbia iniziò a circolare nelle case e le persone poterono finalmente leggerla per conoscere la Buona Notizia di Gesù Cristo.
Quella “breccia” fu anche il simbolo della speranza di un Paese libero e plurale, dove nessuna religione poteva impedire alle altre di esprimersi liberamente. Dalla “breccia” in poi, Roma ha avuto un’altra possibilità per scoprire cosa significa veramente essere una città libera. Dove la libertà religiosa non è garantita, tutte le libertà sono strozzate.
Nel ricordare quella “breccia”, vogliamo riflettere sul bisogno che la nostra vita conosca delle “brecce”, delle aperture nuove verso un’esistenza diversa. Anche la nostra vita è oppressa da mura spesse che le impediscono di essere libera e che solo una breccia esterna può iniziare a liberare.
Anche se non ha usato la parola “breccia”, Gesù ha detto : “Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura” (vangelo di Giovanni 10,9). Gesù è la porta attraverso cui si passa per accedere alla vita. Senza di Lui siamo al di qua del muro che ci separa da Dio e viviamo chiusi, isolati, ingabbiati in un sistema di vita ingiusto e malsano. Spiritualmente oppressi. Praticamente persi.
Gesù Cristo è la porta: è da Lui, attraverso di Lui e per Lui che si può fare “breccia” verso la libertà, il perdono, la vita.
Noi abbiamo sperimentato la “breccia” della fede in Gesù Cristo nella la nostra vita e vogliamo vedere una “breccia” della Buona Notizia a Roma. Una breccia di verità. Una breccia di libertà. Una breccia di salvezza.