I doni che Gesù lascia - Luca 24,36-53

Predicatore: Leonardo De Chirico

Hai preparato i regali di Natale? Hai ancora qualche giorno di tempo, ma stasera non devi fare regali ma riceverli. Nell’ultima sezione del vangelo di Luca, Gesù è risorto dai morti e incontra i suoi amici prima di congedarsi da loro per tornare alla destra del Padre. L’inizio del vangelo ci parla di quale mondo Gesù incontra, la fine ci illustra quale mondo ci lascia. Noi viviamo nel mondo che Gesù ha lasciato dopo aver vissuto, insegnato, fatto miracoli, sofferto ed essere morto e poi risorto. In particolare, ci lascia quattro doni. Li possiamo immaginare come i quattro doni di Natale del Signore risorto. Li vogliamo aprire insieme? Eccoli.

1. La pace a chi crede
Quando Gesù incontra di nuovo i suoi amici, dice loro: “Pace a voi” (v.36). Questo è il primo, grande regalo. Finalmente, con Gesù che è risorto dai morti, la pace è possibile. Tutta la storia della Bibbia è incentrata sulla ricerca e sull’attesa della “shalom”: quella riconciliazione con Dio che porta guarigione personale e redenzione trasversale. Gli antichi israeliti auguravano pace sulla città (Salmo 122,6); pace sulle persone (Numeri 6,26); pace sulla famiglia e pace nella società (Salmo 29,11) … Ma questa pace non era possibile senza quello che Cristo ha fatto morendo e risorgendo dai morti. Ora che il perdono dei peccati è stato compiuto (v.47), Gesù può non solo auspicare la pace, ma darla, comunicarla, donarla. Visto che la pace con Dio è stata fatta, la pace in noi e tra noi può essere ricevuta.

Notate che dice: “Pace a voi”. All’inizio del vangelo, gli angeli avevano proclamato: “pace fra gli uomini che gradisce” (2,14). Non è una pace universale, ma particolare. Non riguarda tutti, ma riguarda “voi”, cioè i credenti a cui Gesù ha promesso di lasciare pace, la sua pace (Giovanni 14,27). Infatti, noi che siamo “giustificati per fede abbiamo pace con Dio” (Romani 5,1) e siamo entrati nel Regno di Dio che è “giustizia e pace” (Romani 14,17). Il dono di Gesù è per chi riceve Gesù: cioè per chi beneficia del suo sacrificio sulla croce e lo ho incontrato come Signore risorto. Questo non significa che la vita sarà sempre pacifica: infatti subito dopo aver ricevuto il dono della pace, vivono turbamento e hanno dubbi (vv.37-38). La pace di Gesù va vissuta, cercata, sperimentata, condivisa sempre. Bisogna esplorare il mondo della pace e appropriarsene sempre più vivendola in tutte le direzioni. La pace che riceviamo inizia ora e si completerà quando il regno di Dio si compirà. Oggi, “vivete in pace” dice l’apostolo Paolo (2 Corinzi 13,11). Se non hai ancora la pace di Gesù, oggi è il giorno in cui chiederla: “Signore, donami la tua pace”! 

2. La vita rinnovata
Il secondo dono che Gesù risorto fa ai suoi amici è la vita piena. Li invita a guardare, a toccare, a mangiare (vv.39-43): a usare la vista, il tatto, il gusto. Loro non hanno ancora capito bene come funziona la vita dopo la resurrezione: è una vita di fantasmi, di anime che appaiono ma non hanno consistenza materiale? Di cosa sono fatti i corpi risorti? Mangiano o vivono di aria? Com’è la vita di una persona che segue Gesù risorto?

Gesù li invita a riappropriarsi della vita e a viverla tutta: vista, tocco, gusto, tutto. Non li invita a staccarsi dai modi quotidiani della vita, ma a viverli con lui in modo pieno e responsabile. Seguire Gesù non significa ritirarsi dalla vita (in qualche forma di privazione o ascetismo) e nemmeno farsi dominare dalla vita (in qualche forma di abuso o eccesso): significa respirare, guardare, toccare, mangiare, fare tutto alla gloria di Dio (1 Corinzi 10,32)! Quando risorgeremo, come Gesù è risorto, vivremo pienamente e santamente. Già ora possiamo iniziare a farlo insieme perché Gesù ci ha donato una vita nuova, non più schiava del peccato, ma libera di gustare tutto, come Gesù, con Gesù, da ora e, dopo la resurrezione, per sempre. 

3. La mente aperta
Il terzo dono che Gesù è un altro regalo bellissimo. “Egli aprì loro la mente” (v.48). Cioè spiegò loro (di nuovo! v.27) il senso della sua missione alla luce di tutto quello che l’Antico Testamento aveva rivelato. C’erano tanti libri, storie e profezie: le potevano anche sapere a memoria, ma non le capivano fino a quando Gesù le collega a sé e le rende pertanto comprensibili. Dà loro la chiave di lettura, apre loro una finestra di luce, schiude una porta sul tesoro della rivelazione biblica. Prima non capivano, ora vedono e apprezzano. 

“Aprì loro la mente”: che bella espressione. Senza il dono di Gesù si possono sapere tante cose, ma avere la mente chiusa. Si possono avere nozioni, ma non essere sapienti. Si può possedere una sapienza carnale impressionante, eppure essere superficiali. Il Signore risorto ci apre la vita e la mente. Noi abbiamo la “mente di Cristo” (1 Corinzi 2,16). Non vuol dire che sappiamo tutto e non facciamo errori, ma che avendo capito che Cristo è al centro della Scrittura, egli è al centro di tutto: in Cristo ci sono i tesori della scienza e della conoscenza (Colossesi 2,2-3). La vera mente aperta ce l’abbiamo noi che abbiamo creduto. Senza Cristo la mente è chiusa, ottenebrata, confusa.

L’università non crea una mente “aperta”: può sicuramente dare nozioni e fornire strumenti, ma non genera sapienza per vivere in modo santo, devoto e generoso. L’intelligenza artificiale non può creare una mente “aperta”: può al massimo produrre intelligenze efficienti e rapide, ma non aperte. Non capirà il Cristo delle Scritture per vivere con Lui in tutta la vita. Cristo soltanto apre la mente perché ci fa vedere che al centro di tutto c’è Dio uno e trino e che in Cristo tutte le cose sussistono (Colossesi 1,17). Anche in questo caso, la mente aperta da Cristo va usata, nutrita, approfondita per tutta la vita. A noi è data in dono! Usiamola, scopriamola, condividiamola. La chiesa è una scuola di menti aperte. Leggiamo la Parola, viviamo secondo la Parola, saturiamo la mente della Parola. Ecco che diventerà aperta. 

4. Il compito più bello
C’è un ultimo dono che Gesù risorto fa a chi crede in Lui. Egli affida loro un compito straordinario: “voi siete testimoni di queste cose” (v.48). Per rendere possibile lo svolgimento di questo incarico, Egli avrebbe mandato lo Spirito Santo già promesso (v.49). Essere testimoni è collegato al fatto che, da lì a poco, Gesù non sarebbe stato più visibile e il suo messaggio avrebbe dovuto essere annunciato e vissuto da persone che lo avevano incontrato, ascoltato e avevano creduto in Lui, in modo che altri credessero. Essere testimoni significa essere stati impattati dalla grazia di Dio e testimoniare a favore di Gesù Cristo come unica via, verità e vita.

Non c’è scopo più bello della vita: non la mia carriera, la mia famiglia, il mio benessere, i miei obbiettivi, ma la pace di Gesù, la vita di Gesù, la mente di Gesù che abbiamo ricevuto in dono: queste meritano di essere al centro delle nostre passioni ed attività. Meritano di essere testimoniate a tutti, sempre e dovunque.

Prima di fare tu regali a Natale, ricevi e condividi quelli di Cristo per te. Non è un caso che il vangelo si chiude all’insegna della “gioia” (v.52). Il regno di Cristo risorto è, infatti, pace e gioia nello Spirito Santo, a partire da ora e per sempre!


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.