Un'estate per…celebrare il soccorso divino - Salmo 107
Predicatore: Gioele Di Bartolomeo
1) Non più soli ma chiesa (1-7)
2) Non più prigionieri ma liberi (8-20)
3) Non più traballanti ma saggi (21-43)
Vi è mai capitato di viaggiare seduti vicino a qualcuno che ascolta della musica da delle cuffie? Certo, forse in questi ultimi anni accade più raramente grazie all’avanzamento tecnologico, ma a me è capitato di farlo. A volte, dal ronzio che veniva fuori dalle cuffie, ero anche in grado di riconoscere quale canzone stava ascoltando la persona al mio fianco; tuttavia, era impossibile cogliere tutti i dettagli e la bellezza del suono o delle parole.
Soltanto mettendo entrambe le cuffie, infatti, è possibile cogliere la profondità di ciò che viene riprodotto. Avete presente quella sensazione? Con le cuffie indossate tutto diventa nitido e pieno. I rumori esterni si affievoliscono e quel ronzio che prima sentivamo provenire dal nostro vicino, con le cuffie indossate diventa una splendida canzone.
Così accade con il salmo 107. L’autore ci mette davanti al testo di un canto che celebra il soccorso divino nella vita dell’uomo. Quattro strofe che si aprono con la celebrazione a Dio (1-8-15-31) e si chiudono con il soccorso divino davanti all’angoscia della vita (6-13-19-28) ed infine la conclusione invita a riconoscere con saggezza la bontà del Signore.
Questo testo è una gioiosa melodia, un bellissimo canto di adorazione, testimonianza ed insegnamento. In esso tutto il Popolo d’Israele poteva riconoscere la fedeltà di Dio ed anche noi oggi possiamo testimoniare di questo nella Sua Parola. Tuttavia, in questo modo corriamo il rischio ascoltare questo canto in maniera parziale, un po' come il ronzio che proviene dalle cuffie del nostro vicino di viaggio.
Per cogliere il salmo 107 in tutta la sua ampiezza, infatti, dobbiamo mettere le cuffie dell’opera salvifica di Gesù Cristo.
Il Signore Gesù ha compiuto questo Salmo, lo ha trasformato da un suono locale ad un opera universale di redenzione pagata con l’espiazione del peccato dell’uomo sulla croce.
Nei primi due versetti del Salmo l’autore chiama il Popolo di Dio, chiama i credenti che sono stati riscattati dal Signore. Chiama coloro che sono stati liberati dal peccato nel nome di Gesù Cristo a partecipare a questa celebrazione della bontà di Dio.
Solo alla luce dell’incarnazione, della vita perfetta, della morte e della resurrezione del Dio Figlio, possiamo sentire pienamente e partecipare al canto del Salmista. Vogliamo quindi vedere insieme tre aspetti di questo salmo che ci parlano e mettono in discussione le nostre vite: in Gesù Cristo 1) non siamo più soli, ma siamo chiesa; 2) Non più prigionieri ma liberi; 3) Non più traballanti, ma saggi.
Non più soli ma chiesa
Dopo la chiamata dei figli di Dio alla celebrazione della bontà del Signore (1), il Salmista esorta il Popolo a riflettere sulla liberazione e la riunione dei perduti. Nel versetto due l’autore parla dei riscattati, di coloro che erano tornati dopo l’esilio babilonese causato dal loro peccato. Nel versetto tre amplia la categoria a tutti coloro che erano oppressi in ogni parte del mondo e del mare (mezzogiorno lett. Dal mare) ed ora erano stati liberati. Essi, ci dice il versetto quattro erano persi nel deserto, nella sofferenza, nella fame e nella sete, quasi morti, (5) e nella loro angoscia (6) gridarono al Signore che li liberò dalle loro sofferenze e li condusse nella via giusta ed in una città da abitare (7).
Il Salmista tocca la profondità delle esperienze del Popolo d’Israele. La schiavitù d’Egitto, l’esilio, la sofferenza del deserto erano esperienze note e percepite, ma Dio aveva mantenuto le sue promesse di liberazione. Aveva richiamato il Suo popolo peccaminoso dalla schiavitù e della sofferenza per riunirli in una città, in un posto da abitare. Dio ha risposto all’angoscia liberando il Suo Popolo dalle tribolazioni e riunendolo in una città da abitare.
Così è per chi ha creduto in Lui. Attraverso l’opera salvifica di Gesù Cristo, il Padre ci ha presi mentre eravamo schiavi e ci ha liberati. Ha preso le nostre vite perse nel peccato e le ha riscattate con il sangue di Suo figlio. Eravamo ciechi e ribelli, pienamente ed irrimediabilmente nelle mani dell’avversario. Eravamo soli nel nostro egoismo del peccato, pieni di noi stessi, persi nelle tentazioni e nel deserto di vite perse. Eravamo affamati, assetati e nell’angoscia, ma Dio ha risposto al nostro grido salvandoci dalle tribolazioni. Il Signore ci ha riuniti rendendoci parte della Sua Chiesa. Dio ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e ci ha chiamati a vivere nel suo regno come Sua Sposa.
Non più soli, non più persi, ma uniti nella chiesa del Signore. Come dice l’apostolo Paolo in Romani 12,5:
“così noi, che siamo molti, siamo un medesimo corpo in Cristo, e ciascuno siamo membra l'uno dell'altro”
Mettendo le cuffie dell’opera di Gesù Cristo il Salmo 107 tocca le nostre vite ci porta ad ascoltare il suono dell’opera di liberazione e di riunione della Sua Chiesa. Sei stato preso, strappato dalla schiavitù, dalla sofferenza e dalla fame spirituale nella quale giacevi a causa del tuo peccato ed il Signore ti ha salvato per incanalarti nella sua Chiesa. Ti ha chiamato ad essere parte del Suo corpo, della sua sposa, ti ha chiamato a vivere con essa un ministero regale, sacerdotale e profetico per l’avanzamento del vangelo nell’attesa del ritorno di Gesù. Sei parte della chiesa universale, del grande popolo di Dio e sei chiamato a viverlo nella sua manifestazione locale, per servire, per crescere e sottometterti all’amore del Signore.
Come rispondi a questa verità? Chiediti se stai vivendo per te stesso. Chiediti se sei nella chiesa ma la tua mente è ancora incanalata in una visione da solista. Sei membro di una chiesa locale? Stai servendo in una chiesa? Ma soprattutto se stai ancora vagando nel deserto, se provi l’angoscia di una vita senza senso grida al Signore ed egli ti libererà.
Non più prigionieri ma liberi
Celebrino il Signore (8) che ha ristorato l’anima assetata ed affamata (9), che ha umiliato i ribelli, li ha schiacciati a causa della loro perversione e del loro disprezzo nei confronti degli avvertimenti dell’altissimo (10-12). Essi gridarono al Signore nell’angoscia ed Egli li ha liberati dalle loro catene (13-14). Celebrino il Signore per la sua bontà (15), perché ha sfondato le porte dell’esilio (16) dove gli stolti che erano stati ribelli a Dio soffrivano per le proprie colpe (17). Depressi e quasi morti (18), gridarono al Signore nella loro angoscia (19) ed Egli mando la Sua Parola, li guarì e li salvò dalla morte.
Il Salmo 107 non nasconde la disperazione del Popolo di Dio ma è esplicito sulle sue colpe. La sofferenza che l’uomo aveva vissuto era il frutto della ribellione a Dio. Tutta l’afflizione era il prodotto dal peccato. Dio aveva comandato e l’uomo aveva disobbedito. Il Popolo aveva adorato gli idoli ed il giudizio erano stati 70 anni di deportazione. Il peccato aveva corrotto ed infettato ogni cosa.
Così è anche per le nostre vite. I nostri progenitori hanno scelto il peccato, noi abbiamo scelto il peccato e la conseguenza è stata la morte spirituale. Quello che era necessario era un atto esterno, che ci liberasse, che ci portasse fuori da quella condizione disperata nella quale eravamo.
Come dice l’apostolo Paolo in Efesini 2,1-7:
“Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, 2 ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. 3 Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed eravamo per natura figli d'ira, come gli altri. 4 Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, 5 anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), 6 e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù, 7 per mostrare nei tempi futuri l'immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi in Cristo Gesù.”
Con le cuffie dell’opera di Gesù Cristo, il salmo 107 parla direttamente alle nostre vite. Per Grazia non siamo più prigionieri del nostro peccato, ma siamo liberi. Nel Sangue di Gesù siamo stati riscattati dal peccato che ci costringeva nella morte Spirituale. Siamo stati liberati da ciò che noi stessi abbiamo procurato, siamo stati liberati dalle nostre colpe, dai nostri sciocchi tentativi di far funzionare vite che si opponevano a Dio. Nella nostra angoscia siamo stati ascoltati ed inseriti in una relazione pattizia con il Dio tre volte Santo attraverso il sacrificio espiatorio del Dio Figlio. Gloria a Dio per questo miracolo.
Siamo stati liberati dal peccato per essere portatori di verità.
Come vivi questa libertà nella tua vita? Di cosa sei ancora schiavo? Chiediamoci se stiamo ancora permettendo al peccato di tiranneggiare sulle nostre vite. Chiediamoci come viviamo il lavoro, come viviamo quando non siamo osservati. Come reagiamo alle ingiustizie ed allo stress. Come reagiamo alle vittorie degli altri. Come rispondiamo alla Parola di Dio. Essere liberi dal peccato significa essere promotori della verità del Signore senza i compromessi del peccato. Se ancora sei Prigioniero del peccato, se ancora non trovi soccorso all’angoscia che stai vivendo, grida al Signore ed Egli ti libererà.
Non più traballanti ma saggi
Celebrino il Signore per la sua bontà (21), offrano sacrifici di lode quelli che viaggiano in mare e vedono le opere del Signore mentre il mare grosso voluto dal Signore li porta in alto ed in basso (22-26). Essi traballano come ubriachi ma nella loro angoscia gridano al Signore che li libera dalla tempesta (27-29). Gioiscono della calma del mare e celebrano il Signore (30-31). Il Signore sia esaltato nell’assemblea, lo lodino i saggi (32). Egli è il Dio al di sopra del creato (33-35), è il Signore che da agli affamati di abitare città dove prosperare (36-37). Da lui viene la crescita e da lui viene la decrescita (38-39). Il Signore è colui che disprezza i potenti e solleva il povero (40-41). Questo è noto agli uomini retti e chi è saggio fa bene a considerare tutto questo (42-43).
Non solo Dio è Signore sui perduti e sui disperati, Egli è il Dio di ogni cosa, il Signore della creazione. Non si limita ai meccanismi umani ma è sovrano sulla crescita e sulla decrescita, sulla vita e sulla morte. Il Signore è Colui che gonfia il mare ed è sempre Lui che lo calma. Quando i naviganti provano il terrore mentre si trovano in alto sulle onde e si sentono morire mentre le scendono, il Signore è Sovrano. Mentre le vite degli uomini sono traballanti, Dio è Sovrano ed è saggio considerarlo. Come diceva Giobbe, nel Cap 42,3 “sono cose troppo meravigliose e io non lo conosco”, ma la saggezza sta proprio nel riconoscerlo.
Così è anche per le nostre vite. Come i naviganti di cui parla il salmista, le nostre vite viaggiano in mari che spesso sono in tempesta. Proviamo paura quando ci troviamo nel mare mosso e siamo sballottati in alto e poi in basso. Ci sentiamo come traballanti, sotto le vicissitudini della vita.
Il lavoro che va e che non va, il denaro che sembra non bastare mai, gli affetti che sembrano lontani, il timore del futuro, il timore degli esami delle prove, il timore e la sfida delle malattie, la sofferenza, la solitudine, il timore della morte. Come i marinai timorosi rischiamo di perderci nelle onde della vita senza considerare che Dio ne è il Sovrano.
In Gesù Cristo possiamo ascoltare l’invito del salmista ad essere saggi. Possiamo come popolo di Dio confidare nella bontà dell’Eterno, possiamo vivere come marinai coraggiosi. Come dice l’apostolo Pietro 1,13
“Perciò, dopo aver predisposto la vostra mente all'azione, state sobri, e abbiate piena speranza nella grazia che vi sarà recata al momento della rivelazione di Gesù Cristo. 14 Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate nell'ignoranza; 15 ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, 16 poiché sta scritto: «Siate santi, perché io sono santo»”.
Fratelli e sorelle, in Cristo Gesù siamo stati liberati dalla tirannia delle circostanze. Possiamo vivere come chiesa la saggezza del Signore anche nelle difficoltà, nelle contraddizioni e nelle sfide di Roma.
Possiamo fondare chiese, anche se non sembra di poterlo fare, possiamo cambiare questa città anche se non lo vedremo, possiamo andare avanti con coraggio nelle nostre vite anche nonostante le fragilità e le paure, perché Dio è Sovrano. Non più traballanti, ma saggi.
Cosa aspettiamo? Celebriamo insieme il soccorso divino, ascoltiamo con le cuffie del Signore Gesù Cristo per essere una chiesa libera e saggia per l’avanzamento del vangelo alla gloria di Dio.
Amen