All'ascolto della sapienza - La sapienza equipaggia - Proverbi 7

È difficile leggere questo capitolo e non avere il cuore appesantito e rattristato. Le parole di Dio ci riportano alla mente persone che conosciamo o di cui abbiamo sentito parlare che, come questo giovane, hanno commesso adulterio annuendo alle avance della donna adultera. Pensiamo a uomini e donne credenti che hanno rovinato la loro vita e di quelli attorno a loro commettendo adulterio. Hanno deciso di mettersi del fuoco sul petto finendo per bruciare tutti i loro abiti (Pr 6, 27). Pensiamo a teologi e pastori di fama internazionale di cui si sono scoperte le malefatte. Essi hanno disonorato Dio, ferito tragicamente le loro famiglie e macchiato la testimonianza del vangelo e della chiesa che lo annuncia.

 

Non è una questione che riguarda solamente i credenti, come se a Dio non importasse nulla di ciò che commettono coloro che non gli appartengono. Al contrario, qui leggiamo l’episodio di un ragazzo “privo di senno” in compagnia di altri “sciocchi” (v. 7). Come abbiamo ripetutamente visto, in Proverbi c’è la contrapposizione tra lo sciocco e il saggio, tra chi non teme il Signore e chi lo teme, tra chi non è di Dio e chi è di Dio. L’adulterio è profondamente odiato da Dio, sia esso commesso da non credenti che da credenti, così come il matrimonio è onorato se celebrato da non credenti e credenti (Eb 13, 4). Purtroppo, viviamo in una società che minimizza il matrimonio e normalizza l’adulterio. Siamo circondati da persone che non comprendono e rigettano l’unione pattizia tra uomo e donna, prendendo alla leggera i tradimenti.

 

A questo punto potresti pensare che questo capitolo non ti riguardi. Se non sei sposato/a, potresti tranquillamente dichiarare di non avere commesso adulterio con un altro uomo o un’altra donna. Se sei sposato, potresti ugualmente affermare che il tuo matrimonio è sano e non c’è nessuna ombra di adulterio nei paraggi. Grazie a Dio per questo. Ma se guardiamo il capitolo da un’altra prospettiva, ci rendiamo conto di essere tutti adulteri. In Adamo abbiamo tradito Dio infrangendo la sua legge, rompendo il patto stabilito tra lui e noi. Abbiamo commesso adulterio andando dietro l’idolo seducente dell’egocentrismo e della falsa indipendenza e libertà. Nell’Antico Testamento leggiamo del dolore e dell’ira di Dio nei confronti di un popolo idolatrico e adultero. Grazie alla misericordia e grazia del Padre, quel matrimonio creazionale corrotto dal nostro peccato è stato redento dallo sposo perfetto, Gesù Cristo, il Figlio di Dio che ha dato sé stesso per la chiesa, la sua sposa. Coloro che tra di noi hanno avuto fede nel sacrificio dello sposo, fanno parte del nuovo patto inaugurato dal sangue di Cristo Gesù. La relazione rotta per colpa nostra è stata ristabilita da Cristo. Ora apparteniamo a Cristo, siamo di Cristo, siamo sposati a Cristo.

 

Questo brano riguarda tutti noi. Tutti noi rischiamo di incamminarci nella via che porta all’adulterio con un’altra donna o un altro uomo. Tutti noi rischiamo di intraprendere un cammino che ci porta a tradire Dio con ogni sorta di idolo seducente. Perciò, siamo tutti chiamati ad ascoltare il Padre celeste che parla ai suoi figli. Presteremo attenzione alle sue parole? 

 

1.        Custodisci le parole della Sapienza… (vv. 1-5)
Dio ci comanda di custodire le sue parole ad applicarle nella nostra vita. Esse sono parole che provengono dal Dio vivente e perciò sono esse stesse vive ed efficaci (Eb 4, 12). Esse sono fonte di sapienza ed intelligenza. Esse danno vita a chi le osserva (v. 2). Non sono parole da custodire come si custodisce passivamente l’oro in un caveau, ma devono essere applicate attivamente nella vita di ogni giorno perché provengono dal Dio sapiente e fonte di ogni intelligenza.

 

Sono pane e miele da mangiare, acqua e latte da bere giornalmente. Devo essere vicine come le dita delle nostre mani (v. 2) ed essere impresse intimamente sul nostro cuore (v. 2). Devono essere vicine a noi come la pupilla del nostro occhio (v. 2), prossime come i nostri famigliari e amici più stretti (v. 4). Devono guidare i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni.

 

Possiamo custodire e osservare le parole della Sapienza perché siamo stati conosciuti dalla sapienza incarnata in persona, Gesù Cristo. Le nostre orecchie sono state aperte e abbiamo potuto sentire il Padre dire: “Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo” (Mt 17, 5). Da allora non possiamo chiudere le orecchie ed essere passivi di fronte alla parola di Dio impressa nei nostri cuori per opera dello Spirito Santo. Saremmo ipocriti e mancanti d’integrità di fronte alla parola che ha rigenerato le nostre vite. Non possiamo illudere noi stessi, ascoltandola soltanto ma non mettendola in pratica (Gc 1, 22).

 

Essa è la spada che Dio ci ha donato per contrastare le tentazioni e le seduzioni del nemico. Così come Cristo utilizzò la parola di Dio per contrastare le tentazioni del diavolo (Mt 4), anche noi siamo chiamati ad osservarla e applicarla costantemente per contrastare le parole seducenti che provengono dalla tentazione adultera e idolatrica (v. 5)!

 

Come ti comporti quando ti trovi di fronte alla tentazione che sussurra al tuo cuore? La tua vita è ripiena e guidata dalle parole sapienti e intelligenti di Dio o stai dando sempre più spazio a parole false e seducenti? Roma è una città piena di parole che possono sedurre il nostro cuore e attirarci verso sentieri mortali. Qual è la Parola che custodisci e osservi più di ogni altra parola? È quella di Dio? La tua? Quella di altri?

2.        …per evitare la spirale seduttrice (vv. 6-23)
Dio ci comanda di custodire e osservare le sue parole sapienti e veritiere “affinché ci preservino dalla donna altrui, dall’estranea che usa parole seducenti” (v. 6). La seconda porzione del capitolo ci descrive esattamente le circostanze che portano all’adulterio. Vediamole insieme per imparare come evitare di incamminarci in questa spirale seduttrice.

 

Il giovane privo di senno è in compagnia di altri sciocchi (v. 7). Questo ci ricorda che “le cattive compagnie corrompono i buoni costumi” (1 Co 15, 33). Egli decide di lasciare il gruppo e di avventurarsi da solo “al crepuscolo, sul declinare del giorno, quando la notte si faceva nera, oscura” (v. 9). Egli si incammina quando nessuno può vedere chiaramente ciò che sta facendo, rimanendo nell’anonimato. Egli si avventura dove non dovrebbe, si avvicina “presso l’angolo dov’essa abitava” dirigendosi “verso la casa di lei” (v. 8).

 

Gli si presenta davanti la donna che stava cercando. Ella è furba, irrequieta e arrogante (v. 10-11). Viene meno alle sue responsabilità e si apposta in bella vista (v. 12). Attira il giovane con la sua sensualità e le sue parole. Strumentalizza la legge di Dio e la contorce per tranquillizzare il giovane e attirarlo nella sua trappola (v. 14). Seduce i suoi sensi descrivendogli il letto abbellito con le migliori coperte (v. 16) e aromatizzato con i migliori profumi (v. 17). Forse percepisce che il giovane ha paura di essere scoperto e allora lo tranquillizza garantendogli che suo marito mancherà per molto tempo (v. 20).

 

Il giovane viene sedotto e trascinato nella trappola che lui stesso ha desiderato (v. 21). Le va dietro subito (v. 22). La donna lo ha ammaliato così tanto con la sua sensualità e con le sue parole avvenenti che non riesce a riflettere e a valutare la situazione con lucidità. È solo e non può chiedere consiglio a nessuno. È troppo tardi. Il dado è tratto. Il letto morbido e profumato mostra la sua vera sembianza: è un macello gelido e una trappola opprimente.

 

Riconosci di trovarti in una di queste fasi? Forse ti stai isolando dalla comunione con la chiesa. Forse hai deciso di intraprendere segretamente una strada che non avresti dovuto cominciare. Forse la sensualità dell’idolo e le sue parole ti hanno già in parte ammaliato. Forse stai cercando di mentire a te stesso contorcendo le parole di Dio. Forse fino ad oggi eri tranquillo perché nessuno aveva gettato luce su ciò che stavi tramando.

Fermati prima che sia troppo tardi. Ricordati che questo fu la stessa spirale intrapresa da Adamo ed Eva. Ricordati che in ultima analisi l’unico responsabile sei tu stesso perché “ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte” (Gc 1, 15).


3.        …che porta alla morte certa (vv. 24-27)
La meta del sentiero che si intraprende annuendo alla concupiscenza non può essere altro che la morte. Il Signore ci mette nuovamente in guardia: “figlioli, ascoltatemi, state attenti alle parole della mia bocca” (v. 24). Egli ci raccomanda di non lasciarci trascinare nelle vie e nei sentieri che portano alla morte (v. 25, 27). Ci ammonisce ricordandoci che prima di noi ci sono state molte vittime ferite a morte, uccise perché hanno dato ascolto alla concupiscenza adultera (v. 26). Pensiamo a coloro che hanno commesso adulterio. Sono considerati morti dai propri famigliari e dai propri amici. La relazione è rotta tragicamente.  Difficilmente, se non per grazie e misericordia di Dio, è sanabile.

In Adamo, abbiamo tutti annuito alle avance del serpente nel giardino. Abbiamo detto sì alla concupiscenza. Abbiamo annuito al peccato e siamo entrati nella sua camera da letto. Siamo morti nei nostri falli e nelle nostre colpe. Avevamo bisogno dell’unico in grado di dire no alla concupiscenza e alla tentazione. Avevamo bisogno dell’unico in grado di intraprendere un cammino puro per ridarci la vita. Gesù Cristo è andato al macello senza aver commesso peccato (Is 53, 7). Egli è l’unico saggio tra gli stolti che ha dato la sua vita affinché attraverso la sua morte noi potessimo diventare saggi agli occhi di Dio. Ora che abbiamo conosciuto la Via di Dio siamo chiamati a camminare per essa e non scegliere sentieri alternativi che portano solamente sofferenza e tragedia.

 

Ora che abbiamo conosciuto la vera Sapienza di Dio in Gesù Cristo, e ascoltato la sue parole di vita eterna, siamo chiamati a non vivere più secondo la nostra vecchia natura: “Così, dunque, fratelli, non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne, perché se vivete secondo la carne voi morrete, ma se mediante lo Spirito fare morire le opere del corpo voi vivrete; infatti, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio” (Ro 8, 12-14). Siamo la sposa di Cristo, il popolo di Dio che ha riscatto e santificato a caro prezzo. Da adulteri siamo chiamati fedeli. Da traditori siamo chiamati amici. Da stolti siamo chiamati saggi. Non lasciamoci avviluppare nuovamente nelle catene del peccato per evitare che la nostra “condizione ultima diventi peggiore della prima” (2 Pt 2, 21). Il Signore ci mette all’erta. Stiamo attenti a non essere come il cane che torna al proprio vomito o simili alla scrofa che torna a rotolarsi nel fango dopo essere stata lavata (2 Pt 2, 22).

 

Come risponderai alle istruzioni del Padre?

Se riconosci di aver rotto il patto stabilito da Dio e di averlo tradito peccando contro di lui, oggi è il giorno proficuo per credere nel sacrificio del Signore Gesù ed essere purificato per mezzo del suo sangue, segno del nuovo patto da lui inaugurato.

Se appartieni a Dio, ma ti rendi conto di essere stato sedotto dalla tua concupiscenza, fermati prima che sia troppo tardi. Ascolta la parola sapiente del Padre e pentiti dei tuoi peccati.

 

Se per grazia di Dio non ti sei incamminato in tale spirale, gloria al suo nome. Ricordati della tensione che vivono i figli di Dio in quanto peccatori giustificati. Come abbiamo visto, nessuno è immune. Sii sobrio e veglia. Il nostro avversario va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare.


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.