Vita piena o pasticciata? - La pienezza della preghiera - Colossesi 1,9-12

Abbiamo iniziato la nostra serie su Colossesi, “Vita piena o pasticciata?”, riflettendo su come solo Dio, Uno e Trino, può riempire la nostra vita con fede, amore e speranza. Oggi, nei versetti 9-12, vediamo Paolo pregare affinché la pienezza del Vangelo sia vissuta attivamente, non solo ricevuta. La vera pienezza si trova nella relazione viva con Dio, una relazione che parla e ascolta attraverso la preghiera. Timothy Keller descrive la preghiera come “una conversazione e un incontro con Dio. Non consiste solo nel parlare con Dio, ma anche nell’essere plasmati dalla Sua presenza attraverso la Sua Parola.” La pienezza del Vangelo trasforma la nostra vita e ci chiama a rispondere nella preghiera—non come un esercizio meccanico, ma come un incontro che ci cambia. C’è però il rischio di ridurre la preghiera a semplici richieste o miglioramenti personali—una preghiera “pasticciata”. La preghiera di Paolo ci sfida a chiedere: le nostre preghiere scaturiscono davvero dalla pienezza del Vangelo o sono limitate e superficiali?

1.     Per conoscere, non controllare (9)
Vediamo nel verso 9 è che dobbiamo pregare per conoscere, non per controllare. Guardando la preghiera di Paolo, qual è la prima cosa che chiede? Non è una preghiera per se stesso. Piuttosto, prega per una chiesa che non ha mai incontrato, e lo fa costantemente. Questo ci dimostra che la comunione cristiana non è limitata dalla distanza, ma è fondata sullo Spirito e sulla preghiera, e non principalmente per noi stessi ma soppratutto per gli altri.

 

E per cosa prega Paolo? Che i Colossesi siano “ricolmi della profonda conoscenza della volontà di Dio, in ogni sapienza e intelligenza spirituale”. Attenzione però! Paolo non sta pregando solo per la conoscenza come informazione e la sapienza per prendere decisioni, ma per conoscere colui che è la Sapienza personificata. Come abbiamo studiato nella serie sui Proverbi, la vera sapienza non si acquisisce con il ragionamento umano, né attraverso esperienze mistiche. La vera sapienza è la persona di Gesù, nella quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza (Col 2,3). Quindi conoscere la volontà di Dio significa conoscere personalmente Gesù Cristo, perché Lui è la piena rivelazione di Dio.

 

Come lo conosciamo? Attraverso la Parola di Dio, dove scopriamo chi è Dio e qual è la sua volontà. Questo significa che la volontà di Dio non è un mistero che dobbiamo svelare attraverso nuovi metodi: ci è già stata resa nota nelle Scritture. È nelle Scritture che incontriamo Cristo, ascoltiamo la voce di Dio, e comprendiamo la sua volontà per noi. In più, Gesù, nostro mediatore, sostiene le nostre preghiere, e lo Spirito Santo ci permette di cogliere la profondità degli scopi di Dio—scopi ai quali arriveremo. Ma prima dobbiamo capire che questa è la prima richiesta di Paolo: che i credenti siano riempiti, ricolmi di questo tipo di conoscenza, una conoscenza radicata nella persona di Cristo, rivelata nella Parola e illuminata dallo Spirito.

 

Solo quando conosciamo personalmente il Creatore possiamo capire come vivere pienamente; in una relazione profondamente personale e crescente con la fonte di ogni saggezza, Gesù Cristo. La preghiera di Paolo era motivata dall'aver sentito che avevano ricevuto Cristo in questo modo.

 

Fratelli e sorelle, è così che iniziamo le nostre preghiere? Che ognuno di noi sia ricolmato della conoscenza di Dio e della sua volontà attraverso la conoscenza di Gesù? Preghiamo affinché i nostri fratelli e sorelle in Cristo siano attratti dalla Parola di Dio ogni giorno per trovare la comunione con Dio? Preghiamo di non lasciarci sviare dalla falsa saggezza che il mondo cerca di offrirci? Questo è l'aspetto della pienezza della preghiera. Ma le nostre preghiere sono spesso più pasticciate. Invece di chiedere di conoscere la volontà di Dio, spesso le nostre preghiere sono tentativi di sottometterlo alla nostra.

 

Considera le tue preghiere recenti. Se Dio dicesse  a tutto ciò che hai chiesto negli ultimi 60, 30 o magari 3 giorni, cosa cambierebbe? Nella tua vita, nella tua famiglia, nella nostra chiesa, persino a Roma? Cosa cambierebbe? Vedremmo un risveglio, una riforma, un amore più profondo per Cristo? Cresceremmo nella fede, speranza e amore, combattendo il peccato con l’aiuto dello Spirito, e confidando sempre di più in Dio?

 

Oppure sperimenteremmo una vita più comoda? Puf! Ora nel traffico, i cattivi autisti non ci sono più! Puf! Ora, i colleghi fastidiosi sono simpatici! Puf! Ora tuo marito o tua moglie dice sempre che hai ragione! Puf! Ora i tuoi figli obbediscono perfettamente e fare il genitore è diventato così facile! Alleluiah!

 

Non è sbagliato desiderare il bene o pregare per un miglioramento nelle nostre situazioni. Ma la vera fede non consiste solo nel chiedere un cambiamento immediato; consiste nell’affidarci alla sapienza di Dio, sapendo che Egli sta operando per il nostro bene, anche quando la risposta non è quella che ci aspettavamo.

 

Le nostre preghiere cercano la volontà di Dio o tentano di piegarlo alla nostra? Se vogliamo sperimentare la vera pienezza, dobbiamo smettere di cercare di controllare Dio e la nostra situazione e iniziare a conoscerlo davvero. Questo significa sostituire il dubbio e il cinismo con una ricerca sincera della Sua saggezza (Giacomo 1,5-6), chiedere di essere guidati nelle Sue vie come Davide (Sal 25,4-5) e sottometterci alla Sua volontà (Rm 12,2).

 

Era la preghiera di Paolo per i Colossesi, gli Efesini e i Filippesi: non solo ricevere da Cristo, ma conoscerlo veramente (Ef 1,17-18; Fil 3,8-10). La pienezza della preghiera non è solo chiedere, ma coltivare una relazione con Dio. Preghiamo per conoscere, non per controllare. E questa conoscenza? Non ci informa soltanto, ma ci trasforma. Il che ci porta al prossimo punto…

 

2.     ⁠Per crescere, non fuggire (10-11)
Nei versi 10 a 11 Paolo prega che i Colossesi crescano, non che scappino. Preghiamo per crescere, non fuggire. Cosa succede quando il popolo di Dio cresce nella saggezza e nella comprensione di chi è Gesù, e nella relazione con lui? Cresce nella sua capacità di sperimentare la pienezza della vita camminando in Cristo - vivendo in un modo che piace a Dio, portando frutto e rafforzandosi in Lui, in ogni cosa, in ogni decisione, piccola o grande che sia.

 

Nei verso 10 Paolo prega che la conoscenza di Dio porti all'obbedienza alla sua volontà. Come leggiamo in Efesini, “siamo stati creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha preparato in precedenza, affinché camminassimo in esse” (Ef 2,10).

 

Poi, nel verso 11 Paolo pregava che mentre camminavano secondo la volontà di Dio, fossero fortificati in ogni cosa dalla Sua potenza. E, essendo fortificati, che potessero perseverare/sopportare con pazienza. Aspetta un attimo... Perseverare in cosa? E perché avrebbero bisogno di pazienza? Pazienti. Ecco una caratteristica che associamo alla nostra città, o alle persone di Roma! Giusto? Pazienti?

 

Allora, Paolo sapeva che ogni giorno siamo in una battaglia spirituale (Ef 6,12). Vivere per Dio non significa evitare le difficoltà! Il peccato non è solo un problema esterno, ma una lotta interiore. Come dice Paolo in Romani 7,21-23, anche il credente lotta contro una carne che si ribella alla volontà di Dio. Il nostro peccato e quello degli altri si oppongono ancora all’opera che Dio sta facendo in noi. Eppure, Gesù ci ha dato una certezza: “In questo mondo avrete dei dolori... ma fatevi coraggio! Io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). Che parole fortificanti, dalla bocca di Colui che dà la forza! Quindi Paolo non prega per una vita senza difficoltà per loro, ma per radici più profonde e forza nella conoscenza di Cristo che produce frutto di obbedienza per la gloria di Dio.

 

Allora, fratelli e sorelle, come preghiamo noi? Chiediamo di crescere in Cristo e per obbedire di più alla volontà di Dio, o solo di avere meno problemi? Cerchiamo la forza per perseverare o solo una via di fuga? Se ci limitiamo a chiedere che le difficoltà spariscano, stiamo pregando come se Dio ci avesse lasciati soli. Ma la verità è che Cristo vive in noi, e possiamo confidare nella Sua promessa: Egli sta operando in noi, facendoci crescere e maturare attraverso ogni prova.

 

Potresti pensare: “Facile a dirsi, ma non sai quanto sia difficile la mia vita!” Forse no, ma Paolo sì. Scrive questa lettera dalla prigione e mai chiede di essere liberato. Ha sopportato percosse, naufragi, fame e ansia costante per le chiese (2 Cor 11,23-28), eppure sapeva che Dio stava usando ogni prova per la Sua gloria e il bene del Suo popolo (Atti 9,15-16).

 

Come poteva rallegrarsi delle sue sofferenze (Col 1,24)? Perché più che conoscere il dolore, conosceva Gesù—colui che ha portato la croce per noi. E Lui, Gesù, conosce anche te, vede le tue difficoltà e non è distante dalle tue battaglie e sofferenze. Paolo capì che Dio non sempre rimuove le prove, ma le usa per farci crescere nella pienezza di vita, darci resistenza e formare in noi un’obbedienza radicata in Cristo che vive in noi, è presente in noi, cammina con noi in ogni momento.

 

La pienezza della preghiera scaturisce dalla pienezza della grazia che è Cristo in noi.

 

La pienezza della preghiera non cerca di sfuggire alle avversità, ma di affidarsi alla potenza di Dio per resistere con speranza e pazienza.

 

La pienezza della preghiera chiede la forza di affrontare le prove piuttosto che lamentarsi di essere una vittima.

 

Quindi, come dobbiamo pregare? Invece di chiedere: “Perché io?”, possiamo pregare: “Come posso glorificarti in questo, Signore?” Abbandoniamo una mentalità vittimistica e conformiamoci alla mente di Cristo. Chiediamo pazienza di fronte alle pressioni sociali, alle persecuzioni e alle sofferenze, sapendo che Dio è all'opera per farci crescere.

 

Le Scritture ci ricordano che Gesù stesso non ha pregato per sfuggire alla sofferenza, ma per compiere la volontà del Padre (Luca 22,42). Egli sopportò la croce per la gioia che gli era stata posta davanti (Eb 12,2) e non venne per essere servito, ma per servire (Mt 20,28). Questo è il modello per le nostre preghiere: non cercare solo un po' di sollievo, ma cercare la forza e lo scopo di Dio in ogni scelta e in ogni prova, in modo che la nostra fede in Cristo e la nostra testimonianza per Lui crescano.

 

Quindi, madre stanca, nuora stanca, sii fortificata! Padre inquieto, sii paziente! Figlia ansiosa per il futuro, sii fortificata da Cristo in te mentre cerchi la sua volonta per la tua vita! Fratelli e sorelle, abbiate pazienza... Dio è presente con noi, ed è all'opera in noi e attraverso di noi. Una preghiera pasticciata cerca una via di fuga, ma la pienezza della preghiera chiede di crescere in Cristo, di essere rafforzati dalla sua presenza e sostenuti dalla sua parola che dà tutta la saggezza per aiutarci ad onorarlo in ogni decisione, e nei momenti belli e in quelli difficili.

 

3.     Per ringraziare, non pretendere (12)
Questo ci porta al nostro ultimo punto: preghiamo per ringraziare, non per pretendere. Se crediamo davvero che Dio sia all'opera ed è presente, soprattutto nelle nostre lotte, allora le nostre preghiere saranno piene di gratitudine. Paolo prega che i Colossesi rendano grazie con gioia (Col 1,12). Perché? Perché la loro salvezza, la loro forza di sopportare, la saggezza di camminare nell'obbedienza e la capacità di vivere una vita gradita a Dio non sono cose che otteniamo. Sono doni che riceviamo. La nostra obbedienza, la nostra resistenza, la nostra pazienza e la nostra gioia nelle difficoltà è una testimonianza della grazia di Dio che ci sostiene.

 

La pienezza della preghiera non consiste solo nel chiedere, o nel chiedere come se ci fosse dovuto qualcosa. La pienezza della preghiera consiste nel chiedere con gratitudine e con gioia. Paolo ordina ai credenti di ringraziare in ogni circostanza (1 Tess 5,16-18); di presentare le loro richieste a Dio con gratitudine, sapendo che la Sua pace seguirà (Fil 4,6-7).

 

La vera gratitudine nella preghiera sposta la nostra attenzione da ciò che pensiamo ci manchi a ciò che abbiamo già ricevuto in Cristo, e con fede in ciò che lui ha promesso. Invece di avvicinarci a Dio con un diritto, ci avviciniamo a Lui con umiltà, riconoscendo che sia la salvezza che la forza di sopportare le prove sono doni della Sua grazia (Col 3,16-17).

 

Gesù stesso l’ha modellato: ringraziando il Padre prima di spezzare il pane nella Cena del Signore, anche quando si preparava a soffrire (Luca 22,19). Se Cristo, sapendo che lo attendeva la croce, pregava con gratitudine e gioia, quanto più le nostre preghiere dovrebbero traboccare di ringraziamenti per la salvezza che non abbiamo guadagnato, la forza che non generiamo, e la speranza eterna che non meritiamo?

 

Paolo non prega che possiamo qualificarci per trovare un senso di gratitudine, ma che le nostre preghiere scaturiscano da cuori grati dal fatto che siamo già stati qualificati grazie all'opera di Dio in Cristo Gesù. La pienezza del Vangelo dovrebbe riempire i nostri cuori, i nostri pensieri e le nostre bocche di gioiosa gratitudine ogni volta che preghiamo perché ci ha fatto conoscere se stesso e la sua volontà. Se abbiamo Cristo, abbiamo abbastanza.

 

Una preghiera pasticciata si concentra su ciò che ci manca, come se Dio ci dovesse qualcosa. Ma la pienezza della preghiera scaturisce da cuori grati per ciò che ci è stato dato gratuitamente. Dio non ci deve nulla ma ci ha dato tutto in Cristo (Rm 8,32), incluso la sua propria presenza e la saggezza per vivere una vita che porta gloria a Lui.

 

Roma ha una cultura che vive di lamentele. Possiamo essere una chiesa nota, non per essere critica e lamentosa, ma per essere gioiosa e piena di gratitudine. Un modo pratico per farlo è tenere un diario della gratitudine, scrivendo le cose per cui ringraziamo Dio ogni settimana. Intorno alle nostre tavole, condividiamo ciò per cui siamo grati ogni giorno, e come vediamo Dio operare in noi per aiutarci a obbedire alla Sua parola e per rafforzarci nelle prove. Questa semplice abitudine può riorientare le nostre preghiere, facendoci passare da una posizione di diritto, ad una postura di umile ringraziamento. Preghiamo per ringraziare, non per pretendere.

 

Conclusione
La vera pienezza - di vita, di saggezza, di preghiera - si può trovare solo in Cristo. Eppure, quante volte ci accontentiamo di qualcosa di meno? Il Vangelo ci chiama a qualcosa di più grande. Gesù non è venuto per renderci la vita più facile: è venuto per darci la vita eterna, per trasformarci, per produrre frutti attraverso di noi mentre ci riempie della gioia di conoscerlo. Quindi l'invito è chiaro: se stai vivendo con una fede pasticciata e distorta - pregando solo quando ti fa comodo, preghando più per te stesso e non per gli altri, cercando Dio solo per quello che può darti - pentiti e rivolgiti a Cristo oggi stesso. Lui è la pienezza di Dio rivelata, la sapienza di Dio incarnata, l'unico che può salvarti, sostenerti e soddisfarti. Confida in Lui. Avvicinati a Lui. Prega a Lui.

 

E se sei già in Cristo, non accontentarti di una fede vuota e superficiale. Entra nella pienezza della preghiera: prega non per controllare, ma per conoscere Dio; non solo per trovare una via di fuga, ma per crescere; non per pretendere, ma per ringraziare. Una chiesa che prega in questo modo - una chiesa che cerca Cristo al di sopra di tutto, che resiste con gioia, che trabocca di ringraziamenti - è una chiesa che sarà piena di vita. Che possiamo essere quella chiesa. Che possiamo essere quelle persone. E che le nostre preghiere riflettano la pienezza di Cristo, ora e sempre. Amen? Preghiamo.

 

Signore, in Cristo ci hai dato la vera pienezza. Perdonaci quando cerchiamo altrove ciò che solo Lui può darci. Riempi i nostri cuori con la tua sapienza, affinché camminiamo in modo degno di Te, portando frutto e crescendo nella tua grazia. Fa’ che le nostre preghiere riflettano la pienezza di Cristo in noi: non per controllare, ma per conoscerti; non per sfuggire, ma per crescere; non per pretendere, ma per ringraziarti. Rendici una chiesa viva, salda, traboccante di gratitudine nella preghiera continua, l’uno per l’altro. Nel nome di Gesù, nostra speranza e pienezza. Amen.

 


Grazie a tutti coloro che sostengono la Chiesa Breccia di Roma con le loro offerte.